La passione di un dirigente
08 Gennaio 2017"L'atletica raccontata"
Maurizio Salvi, una vita per l'atletica: da atleta a dirigente
di Orlando Del Grosso
Da un’atleta passiamo ad un dirigente. Sì, perché se le nostre società riescono a fare - scusate la tautologia - ciò che fanno, nonostante tutti i problemi che l’essere sport “minore” pone all’atletica, è grazie, soprattutto, a quel manipolo di persone, i dirigenti appunto, che lavora dietro le quinte e fa quadrare i conti a fine anno. Il ruolo del dirigente, però, non è solo quello di tenere la contabilità e organizzare la società, ma, credo, sia anche quello di trasmettere passione, altruismo e sacrificio. Per capire meglio questo ruolo essenziale, come primo rappresentate, abbiamo deciso di intervistare Maurizio Salvi, il quale è riuscito, da presidente societario, a portare l’atletica teramana a livelli di competitività che forse non aveva mai visto. Oltre ai successi dell’Atletica Gran Sasso Teramo, oggi, Maurizio è protagonista del sodalizio Atletica Vomano Gran Sasso nato dall’unione del settore maschile della Gran Sasso Teramo e dell’Atletica Vomano, società di alto livello di Morro d’Oro capace di vincere il titolo di Campione d’Italia di Società nel 2010. I risultati della Gran Sasso Teramo e quelli della Vomano Gran Sasso sono di domino pubblico, quindi, sarebbe ridondante ripeterli e, probabilmente, correremmo il rischio di tralasciare qualcosa. Come è nel nostro stile, invece, cercheremo solamente di raccontare una storia di passione e dedizione: la storia di Maurizio Salvi e della formula alchemica con cui è riuscito, e riesce, ad essere un dirigente nel mondo dell’atletica leggera.
Ciao Maurizio, iniziamo con qualche domanda di riscaldamento. Quando ti sei affacciato per la prima volta all’atletica leggera? Una storia senza ripensamenti o qualche momento di pausa c’è stato?
Ciao Orlando, ho iniziato a frequentare il campo scuola a 12 anni e mi sono innamorato di questo sport praticando il mezzofondo e, devo dire, con buoni risultati, ottenendo nel 1980, allo Stadio dei Marmi di Roma, una vittoria nei mt. 3000 nella finale nazionale dei giochi studenteschi.
Il mio interesse non è mai diminuito, anzi, guardando la mia partecipazione nell’atletica oggi, posso affermare con certezza che è aumentato.
Ad un certo punto, decidi di prendere in mano la questione teramana e, da una situazione un po’ frammentata, ma di nobile tradizione, assembli l’Atletica Gran Sasso Teramo. Raccontaci come è andata, chi sono stati i protagonisti?
Insieme a Massimo Pompei e Domenico Narcisi abbiamo creato il progetto ATLETICA GRAN SASSO TERAMO, partendo dalla Società Cologna Spiaggia, passando per il Gruppo Podistico Amatori Teramo, per poi arrivare all’obiettivo finale, coinvolgendo l’Interamnia Club e la Cianciotta Bernardini. Non è stato facile, considerando le diverse anime dell’atletica teramana, ma attraverso la collaborazione e la cooperazione ci siamo riusciti, fondando così, nel 2006, la nostra nuova società ATLETICA GRAN SASSO.
Probabilmente, è idea comune che la disponibilità finanziaria di una società sia l’unica variabile che conta realmente per ottenere certi risultati. Secondo te, è vero? Ci potresti dare la tua ricetta?
La disponibilità finanziaria è, senza dubbio, una componente molto importante, ma sicuramente non è, a mio avviso, l’unica variabile che conta. Ci vuole anche tanta passione, organizzazione e la fortuna di avere un gruppo di tecnici veramente straordinario, e la nostra società ha la fortuna di averne tanti preparati, qualificati e soprattutto innamorati dell’atletica leggera.
L’Atletica Gran Sasso Teramo è gemellata con alcune società, tra le quali, L’Ecologica G Giulianova. In altri sport, un gemellaggio tra Teramo e Giulianova non sembra essere possibile, anzi, pensabile. Come ci siete riusciti? E’ un esempio di come i veri valori dello sport riescono a superare anche i muri più alti e robusti?
Sì, hai perfettamente ragione. In effetti questo gemellaggio, con persone straordinarie come il compianto Maestro Marco Ettorre e Luigi Chiodi, è stato iniziato in modo naturale e continua tuttora in modo proficuo, in quanto i sodali hanno capito che questo progetto avrebbe qualificato positivamente entrambe le società, ma, soprattutto, avrebbe gratificato gli atleti, dando loro stimoli eccezionali per proseguire la carriera sportiva, in una squadra che ogni anno partecipa a varie finali nazionali.
Oggi, oltre all’Atletica Gran Sasso, per il settore maschile, hai creato, assieme ai dirigenti dell’ Atletica Vomano, la Vomano Gran Sasso. Raccontaci questo nuovo progetto di alto livello, quali sono gli obiettivi nel breve periodo che vi siete posti e quali sono i sogni?
Dopo alcuni tentativi di unione negli anni passati, nel 2016 abbiamo finalmente unito le forze di due squadre maschili importanti, sia a livello regionale che nazionale, con la voglia di creare una realtà che non guardi solo alla nostra provincia, ma che possa essere un punto di riferimento di alto livello per i giovani di tutta la nostra regione. Nella stagione che ci aspetta puntiamo a far crescere i nostri promettenti giovani e, senza gli infortuni di alcuni atleti importanti, contiamo e speriamo di poter lottare per una premiazione nella Finale “A Oro”.
Solitamente, chiudiamo l’intervista con un gioco, ma oggi voglio chiudere con una domanda sul gioco, il quale, credo, sia parte fondamentale della nostra attività sul campo e della nostra vita in generale. George Bernard Shaw diceva “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. Saper anche giocare, può aiutare ad avvicinarci empaticamente ai ragazzi e, quindi, a comprenderli di più? Secondo te il gioco può aiutare a rimanere giovani e, quindi, ad essere un po’ più sereni e felici in tutte le cosa che affrontiamo?
Il gioco e, soprattutto, il divertimento sono fondamentali, a mio avviso, per la vita di ogni essere umano, sia dal punto di vista lavorativo che di quello sportivo. Io trascorro parte del mio tempo libero al campo scuola a vedere i nostri giovani, da 5 anni in su, divertirsi facendo movimento, e mi rendo conto che, di riflesso, fanno divertire anche me e i loro genitori e nonni. Questa allegria, questa felicità che i giovani mi trasmettono, è il vero movente che mi dà ancora tanta voglia ed energia, e soprattutto, mi rende felice e sereno nell’affrontare tutti i problemi della vita quotidiana.
O.d.G.
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